29 giugno 2010, in Marco Travaglio
Dunque, anche per la Corte d’appello di Palermo, Marcello Dell’Utri è un mafioso. Dopo cinque giorni di battaglia in camera di consiglio, i giudici più benevoli che lui abbia mai incontrato hanno stabilito quanto segue: fino al 1992, prima in casa Berlusconi, poi nella Fininvest, poi in Publitalia, ha sicuramente lavorato per Cosa Nostra (la vecchia mafia dei Bontate e Teresi, e la nuova mafia dei Riina e Provenzano) e contemporaneamente per il Cavaliere palazzinaro, finanziere, editore, tycoon televisivo. Dopo il 1992, cioè negli anni delle stragi politico-mafiose e della successiva nascita di Forza Italia (un’idea sua), mancano le prove che abbia seguitato a farlo per il Cavaliere politico. Questo, in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, è quanto si può dire a una prima lettura del suo dispositivo.
Qualche sito e qualche cronista (tra cui, sorprendentemente, quello di Sky) si sono subito affannati a concludere che “è stato smentito Spatuzza”: ma questo, finchè non saranno note le motivazioni, non lo può dire nessuno. Molto più probabile che i giudici abbiano stabilito, com’è giusto, che le sue parole – né confermate né smentite – da sole non bastano, senza riscontri. Riscontri che avrebbe potuto fornire Massimo Ciancimino, se i giudici Dell’Acqua, Barresi e La Commare avessero avuto la compiacenza di ascoltarlo, prima di decidere apoditticamente, senza nemmeno averlo guardato in faccia, che è “inattendibile” e “contraddittorio”.
Riscontri che già esistevano prima che Spatuzza e Ciancimino parlassero: oltre alle dichiarazioni ultra-riscontrate di Nino Giuffrè e altri collaboratori sul patto Provenzano-Dell’Utri, è proprio sul periodo successivo al 1992 che i magistrati hanno raccolto la maggiore quantità di fatti documentati e inoppugnabili: le intercettazioni del mafioso Carmelo Amato, provenzaniano di ferro, che fa votare Dell’Utri alle europee del 1999; le intercettazioni dei mafiosi Guttadauro e Aragona che organizzano la campagna elettorale per le politiche del 2001 e parlano di un patto fra Dell’Utri e il boss Capizzi nel 1999; le agende di Dell’Utri che registrano due incontri a Milano col boss Mangano nel novembre del 1994, mentre nasceva Forza Italia; la raccomandazione del baby calciatore D’Agostino per un provino al Milan, caldeggiato dai Graviano e propiziato da Dell’Utri; e così via. Vedremo dalle motivazioni come i giudici riusciranno a scavalcare questi macigni.
Ora, per Dell’Utri, il carcere si avvicina. Quello di ieri è l’ultimo giudizio di merito sulla sua vicenda: resta quello di legittimità in Cassazione, ma le speranze di farla franca attraverso una delle tante scappatoie previste dall’ordinamento a maglie larghe della giustizia italiana sono ridotte al lumicino. La prescrizione, per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa doppiamente aggravato dall’elemento delle armi e da quello dei soldi, scatta dopo 22 anni e mezzo dalla data ultima di consumazione del reato: quindi dal 1992. Il calcolo è presto fatto: se la Cassazione deciderà che davvero il reato si interrompe nel 1992, la prescrizione scatterà nel 2014-2015, quanto basta alla Suprema Corte per confermare definitivamente la condanna a 7 anni. Che non potranno essere scontati ai domiciliari secondo la norma prevista dalla ex Cirielli per gli ultrasettantenni (Dell’Utri compirà 70 anni nel 2011), perché non vale per i reati di mafia (altrimenti sarebbero a casa anche Riina e Provenzano).
Se invece la Cassazione cassasse senza rinvio la condanna, Dell’Utri avrebbe risolto i suoi problemi. Ma c’è pure il caso che la Cassazione cassi la sentenza con rinvio, accogliendo il prevedibile ricorso della Procura generale contro l’assoluzione per i fatti post-1992. Nel qual caso si celebrerebbe un nuovo appello, ma per Dell’Utri sarebbe una magra consolazione: rinvierebbe soltanto di un paio d’anni l’amaro calice del carcere, visto che, allungandosi il periodo del suo reato, si allungherebbe anche il termine di prescrizione. Semprechè, naturalmente, non venga depenalizzato il concorso esterno in associazione mafiosa.
Questa sentenza, per quanto discutibile, compromissoria e anche un po’ furbetta, aiuta a comprendere la differenza che passa tra la verità giudiziaria e quella storica, politica, morale. Nessuna persona sana di mente potrebbe credere, alla luce del dispositivo, che Cosa Nostra sia un’accozzaglia di squilibrati che si alleva un concorrente esterno, lo infiltra nell’abitazione e nelle aziende di Berlusconi per tutti gli anni 70 e 80 fino al 1992 e poi, proprio quando diventa più utile, cioè quando s’inventa un partito che riempie il vuoto lasciato da quelli che avevano garantito lunga vita alla mafia fino a quel momento, lo scarica o se ne lascia scaricare senza colpo ferire. Una banda di pazzi che per un anno e mezzo mettono bombe e seminano terrore in tutt’Italia per sollecitare un nuovo soggetto politico che rimpiazzi quelli decimati da Tangentopoli e dalla crisi finanziaria e politica del 1992, e quando questo soggetto politico salta fuori dal cilindro non di uno a caso, ma del vecchio amico Dell’Utri, interrompono le stragi, votano in massa per Forza Italia, ma rompono i rapporti col vecchio amico Dell’Utri, divenuto senatore e rimasto al fianco del nuovo padrone d’Italia.
I giudici più benevoli mai incontrati da Dell’Utri, dopo cinque anni di appello e cinque giorni di camera di consiglio, non hanno potuto evitare di confermare che, almeno fino al 1992, esistono prove insuperabili (perfino per loro) della mafiosità di Dell’Utri. Cioè dell’uomo che ha affiancato Berlusconi nella sua scalata imprenditoriale, finanziaria, editoriale, televisiva. E che nel 1992-’93 ideò Forza Italia, nel 1995 fu arrestato per frode fiscale e nel 1996 entrò in Parlamento per non uscirne più.
Intervistato qualche mese fa da Beatrice Borromeo per il Fatto quotidiano, Dell’Utri ha candidamente confessato: “A me della politica non frega niente. Io mi sono candidato per non finire in galera”.
Ecco, mentre i giudici di Palermo scrivono le motivazioni, ora la palla passa alla politica. Un’opposizione decente, ma anche una destra decente, semprechè esistano, dovrebbero assumere subito due iniziative.
1) Inchiodare Silvio Berlusconi in Parlamento con le domande a cui, dinanzi al Tribunale di Palermo, oppose la facoltà di non rispondere. Perché negli anni 70 si affidò a Dell’Utri (e a Mangano)? Perché, quando scoprì la mafiosità di almeno uno dei due (Mangano), non cacciò anche l’altro che gliel’aveva messo in casa (Dell’Utri), ma lo promosse presidente di Publitalia e poi artefice di Forza Italia? Da dove arrivavano i famosi capitali in cerca d’autore degli anni 70 e 80? Si potrebbe pure aggiungere un interrogativo fresco fresco: il presidente del Consiglio è forse ricattato o ricattabile anche su queste vicende (ieri il legale di Dell’Utri, Nino Mormino, faceva strane allusioni al prodigarsi del suo assistito fino al 1992 per “salvare dalla mafia Berlusconi e le sue aziende”)?
2) Pretendere le immediate dimissioni di Marcello Dell’Utri dal Parlamento. Quello di ieri non è un avviso di garanzia, una richiesta di rinvio a giudizio, un rinvio a giudizio, una sentenza di primo grado: è la seconda e ultima sentenza di merito. Che aspetta la politica a fare le pulizie in casa? Che i carabinieri irrompano a Palazzo Madama per prelevare il senatore e condurlo all’Ucciardone?
mercoledì 30 giugno 2010
Federalismo Fecale ( Beppe Grillo)
Il federalismo demaniale è pura merda, per questo va ribattezzato federalismo fecale. I Comuni sono sull'orlo del fallimento per investimenti folli. La loro esposizione in strumenti derivati è di 40 miliardi di euro, le perdite accumulate lo scorso anno tra i 6 e gli 8 miliardi. In alcuni casi, come a Catania e a Roma, il Governo ha coperto le perdite di centinaia di milioni di euro per evitare l'interruzione dei servizi pubblici. Ora i soldi sono finiti. Le casse dello Stato sono un colabrodo. Il debito pubblico ha sfondato i 1.800 miliardi di euro. Per evitare la chiusura dei Comuni hanno inventato una manovra delinquenziale. L'esproprio e la messa in vendita di 11.009 beni dello Stato. Roba nostra, dei cittadini. Il meccanismo è semplice. Lo Stato cede la proprietà del demanio ai Comuni che lo mettono in vendita al miglior offerente con il vincolo (?) che l'alienazione serva a ridurre il debito pubblico. Vendere a chi? Ai costruttori e alla criminalità organizzata sotto prestanome. Perché è così che finirà con buona pace delle anime belle in Parlamento.
Il territorio italiano viene messo "a ricavo". Non è territorio storico, naturalistico, affettivo che tocca la nostra vita, il nostro passato, i nostri figli. No! E' "un ricavo" che ora non rende a sufficienza allo Stato (stima 189 milioni). Per questi cialtroni le Dolomiti sono un ricavo, non un patrimonio dell'Umanità. Un breve elenco dell'asta pubblica, quello completo sarà disponibile a fine luglio: Museo di Villa Giulia a Roma, la cinta fortilizia "Mura degli Angeli" a Genova, l'Idroscalo di Ostia, il teatro Nuovo Sacher, l'ex forte di Sant'Erasmo a Venezia, gli isolotti che circondano Caprera, l'isola di santo Stefano in prossimità di Ventotene, spiagge un po' ovunque da Sapri al lago di Como, parte del lungo lago di Peschiera a Verona, poligoni di tiro e caserme circondati da verde pubblico, le montagne intorno a Cortina d'Ampezzo: le Tofane, il monte Cristallo, la Croda Rossa, l'Alpe di Faloria, il Sorapis, i forti del Savonese di Madonna del Monte, di Nostra Signora degli Angeli, di Tagliata del Giovo. Questi nomi fanno male al cuore. Diventeranno alberghi, resort, cemento, palazzi, aree private sottratte alla comunità.
Si vendono l'Italia per coprire la loro incapacità, per spostare un po' più avanti la lancetta del default. Se non li fermiamo non ci rimarrà nulla, neppure gli occhi per piangere. L'Italia è nostra non di quattro politicanti e di sindaci falliti. Per impedire lo scempio i cittadini dovranno partecipare all'asta di beni di loro proprietà perché rimangano pubblici. A questo siamo arrivati...
Il territorio italiano viene messo "a ricavo". Non è territorio storico, naturalistico, affettivo che tocca la nostra vita, il nostro passato, i nostri figli. No! E' "un ricavo" che ora non rende a sufficienza allo Stato (stima 189 milioni). Per questi cialtroni le Dolomiti sono un ricavo, non un patrimonio dell'Umanità. Un breve elenco dell'asta pubblica, quello completo sarà disponibile a fine luglio: Museo di Villa Giulia a Roma, la cinta fortilizia "Mura degli Angeli" a Genova, l'Idroscalo di Ostia, il teatro Nuovo Sacher, l'ex forte di Sant'Erasmo a Venezia, gli isolotti che circondano Caprera, l'isola di santo Stefano in prossimità di Ventotene, spiagge un po' ovunque da Sapri al lago di Como, parte del lungo lago di Peschiera a Verona, poligoni di tiro e caserme circondati da verde pubblico, le montagne intorno a Cortina d'Ampezzo: le Tofane, il monte Cristallo, la Croda Rossa, l'Alpe di Faloria, il Sorapis, i forti del Savonese di Madonna del Monte, di Nostra Signora degli Angeli, di Tagliata del Giovo. Questi nomi fanno male al cuore. Diventeranno alberghi, resort, cemento, palazzi, aree private sottratte alla comunità.
Si vendono l'Italia per coprire la loro incapacità, per spostare un po' più avanti la lancetta del default. Se non li fermiamo non ci rimarrà nulla, neppure gli occhi per piangere. L'Italia è nostra non di quattro politicanti e di sindaci falliti. Per impedire lo scempio i cittadini dovranno partecipare all'asta di beni di loro proprietà perché rimangano pubblici. A questo siamo arrivati...
lunedì 28 giugno 2010
DEMERITOCRAZIA in Marco Travaglio
da Il Fatto Quotidiano, 26 giugno 2010
Il Re Mida alla rovescia ha colpito ancora: dopo le Twin Towers, la crisi finanziaria, il terremoto e una mezza dozzina fra Mondiali ed Europei di calcio, l'unico nano menagramo ha fulminato pure l’ultima Nazionale di calcio. Confermando la regola: lui porta buono a un solo italiano, se stesso, mentre per gli altri è una catastrofe via l’altra. La svolta interessante è che, da un po’ di tempo, ha cominciato a menar gramo anche dalle sue parti. Ne sanno qualcosa Scajola, Bertolaso e tutta la Cricca. Ora la nomina di Brancher a ministro di Nonsisachè per sottrarlo al processo (ma una robetta purchessia da fargli fare si troverà, altrimenti lo fanno ministro dello Sviluppo di Qualcosa o dei Rapporti con Qualcuno) apre gli occhi persino a chi li ha foderati di salame: ieri, per dire, ha cominciato a dubitare Pigi Battista, mentre Polito El Drito si domandava sul Riformatorio “dove ho sbagliato?” e confessava di “aver passato buona parte dell’età adulta a sostenere che il berlusconismo non è un fenomeno criminale ma politico” e “non va demonizzato”.
In effetti lo spettacolo è avvincente: un tempo, per sottrarsi ai processi, gl’imputati si davano alla latitanza; oggi diventano ministri. Ecco, manca soltanto che con appena 16 anni di ritardo i pie’ veloci Battista e Polito scoprano chi è Berlusconi e magari, con la dovuta calma, pure Mills, Previti, Dell’Utri e Cosentino. A quel punto si rischia veramente grosso: le voci sulle ragioni che han portato alla nomina di Sciascia a deputato, Dell’Utri a senatore, Cosentino a sottosegretario, Brancher, Matteoli e Fitto a ministri potrebbero sfiorare addirittura il Quirinale.
Il Capo dello Stato, con i suoi fulminei riflessi, potrebbe domandarsi chi nomina i ministri e addirittura scoprire che li nomina lui. E poi, Dio non voglia, domandare a B. perché diavolo glieli ha fatti nominare. A quel punto si aprirebbero le cateratte: e se il presidente della Repubblica scoprisse il perché del lodo Al Fano, dello scudo fiscale, del legittimo impedimento, della legge bavaglio e prossimamente dell’Al Fano-bis, dopo altre 37 leggi ad personam in 15 anni? E se lo stesso Napolitano si domandasse perché diavolo ha firmato tutte le boiate che gli han portato?
Sarebbe una vera catastrofe perché, opportunamente indirizzato, potrebbe financo scoprire che l’art. 74 della Costituzione gli dà il potere di rinviarle alle Camere. Di questo passo c’è pure il caso che si accorga che, con la dipartita di Scajola, il ministero dello Sviluppo economico è occupato ad interim dal premier padrone di Mediaset, che nei prossimi mesi dovrà firmare il contratto di servizio con l’azienda concorrente di Mediaset, comunemente detta Rai: una situazione che potrebbe persino configurare un lievissimo conflitto d’interessi e portare il Colle a domandare a Palazzo Chigi cos’aspetti a nominare un ministro che si occupi di Rai senza possedere Mediaset. Così, tanto per vedere l’effetto che fa.
Forse, quando B. irromperà al Quirinale con mascherina e calzamaglia nere e piede di porco in mano, pioverà l’estremo monito. Ma l’effetto più devastante della débâcle azzurra è che ricalca in piccolo il trend nazionale: la selezione delle classi dirigenti non per merito, ma per colpa grave. La demeritocrazia. Chi è bravo è pure dotato di un cervello pensante e autonomo, dunque è una minaccia. Il che spiega il trionfo dei soliti noti, decrepiti, mediocri, senza qualità, ma obbedienti, servili, pronti a tutto. Come i pipponi azzurri, preferiti a gente estrosa come Totti, Balotelli e Cassano, lasciati a casa per non disturbare il manovratore. La stessa selezione all’incontrario sta per regolare il giro di nomine alle Authority di vigilanza: Cardia dalla Consob alle Fs (non distingue un treno da un carro funebre), Catricalà dall’Antitrust alla Consob (mai vigilato il trust Mediaset), Masi dalla Rai all’Antitrust (ci siamo capiti), Martusciello da Publitalia al Pdl all’Agcom, Innocenzi da Mediaset al governo all’Agcom a destinazione ignota. Ma ancora per poco: essendo pure lui indagato, un ministero non glielo leva nessuno.
Il Re Mida alla rovescia ha colpito ancora: dopo le Twin Towers, la crisi finanziaria, il terremoto e una mezza dozzina fra Mondiali ed Europei di calcio, l'unico nano menagramo ha fulminato pure l’ultima Nazionale di calcio. Confermando la regola: lui porta buono a un solo italiano, se stesso, mentre per gli altri è una catastrofe via l’altra. La svolta interessante è che, da un po’ di tempo, ha cominciato a menar gramo anche dalle sue parti. Ne sanno qualcosa Scajola, Bertolaso e tutta la Cricca. Ora la nomina di Brancher a ministro di Nonsisachè per sottrarlo al processo (ma una robetta purchessia da fargli fare si troverà, altrimenti lo fanno ministro dello Sviluppo di Qualcosa o dei Rapporti con Qualcuno) apre gli occhi persino a chi li ha foderati di salame: ieri, per dire, ha cominciato a dubitare Pigi Battista, mentre Polito El Drito si domandava sul Riformatorio “dove ho sbagliato?” e confessava di “aver passato buona parte dell’età adulta a sostenere che il berlusconismo non è un fenomeno criminale ma politico” e “non va demonizzato”.
In effetti lo spettacolo è avvincente: un tempo, per sottrarsi ai processi, gl’imputati si davano alla latitanza; oggi diventano ministri. Ecco, manca soltanto che con appena 16 anni di ritardo i pie’ veloci Battista e Polito scoprano chi è Berlusconi e magari, con la dovuta calma, pure Mills, Previti, Dell’Utri e Cosentino. A quel punto si rischia veramente grosso: le voci sulle ragioni che han portato alla nomina di Sciascia a deputato, Dell’Utri a senatore, Cosentino a sottosegretario, Brancher, Matteoli e Fitto a ministri potrebbero sfiorare addirittura il Quirinale.
Il Capo dello Stato, con i suoi fulminei riflessi, potrebbe domandarsi chi nomina i ministri e addirittura scoprire che li nomina lui. E poi, Dio non voglia, domandare a B. perché diavolo glieli ha fatti nominare. A quel punto si aprirebbero le cateratte: e se il presidente della Repubblica scoprisse il perché del lodo Al Fano, dello scudo fiscale, del legittimo impedimento, della legge bavaglio e prossimamente dell’Al Fano-bis, dopo altre 37 leggi ad personam in 15 anni? E se lo stesso Napolitano si domandasse perché diavolo ha firmato tutte le boiate che gli han portato?
Sarebbe una vera catastrofe perché, opportunamente indirizzato, potrebbe financo scoprire che l’art. 74 della Costituzione gli dà il potere di rinviarle alle Camere. Di questo passo c’è pure il caso che si accorga che, con la dipartita di Scajola, il ministero dello Sviluppo economico è occupato ad interim dal premier padrone di Mediaset, che nei prossimi mesi dovrà firmare il contratto di servizio con l’azienda concorrente di Mediaset, comunemente detta Rai: una situazione che potrebbe persino configurare un lievissimo conflitto d’interessi e portare il Colle a domandare a Palazzo Chigi cos’aspetti a nominare un ministro che si occupi di Rai senza possedere Mediaset. Così, tanto per vedere l’effetto che fa.
Forse, quando B. irromperà al Quirinale con mascherina e calzamaglia nere e piede di porco in mano, pioverà l’estremo monito. Ma l’effetto più devastante della débâcle azzurra è che ricalca in piccolo il trend nazionale: la selezione delle classi dirigenti non per merito, ma per colpa grave. La demeritocrazia. Chi è bravo è pure dotato di un cervello pensante e autonomo, dunque è una minaccia. Il che spiega il trionfo dei soliti noti, decrepiti, mediocri, senza qualità, ma obbedienti, servili, pronti a tutto. Come i pipponi azzurri, preferiti a gente estrosa come Totti, Balotelli e Cassano, lasciati a casa per non disturbare il manovratore. La stessa selezione all’incontrario sta per regolare il giro di nomine alle Authority di vigilanza: Cardia dalla Consob alle Fs (non distingue un treno da un carro funebre), Catricalà dall’Antitrust alla Consob (mai vigilato il trust Mediaset), Masi dalla Rai all’Antitrust (ci siamo capiti), Martusciello da Publitalia al Pdl all’Agcom, Innocenzi da Mediaset al governo all’Agcom a destinazione ignota. Ma ancora per poco: essendo pure lui indagato, un ministero non glielo leva nessuno.
venerdì 25 giugno 2010
Campioni uscenti ( Da Spinoza)
È finito il mondiale dell’Italia. Finalmente molti disoccupati scopriranno di esserlo.L’Italia esce al primo turno, come la Francia. Almeno loro avevano l’allenatore simpatico.
Bossi aveva detto: “L’Italia comprerà la partita”. Se il calcio te lo racconta Berlusconi, è scontato che uno ragioni così.
L’Italia ha giocato talmente male che a Mediaworld avevano deciso di regalare una tv ogni volta che Gilardino tocca palla.
Gli azzurri devolveranno parte degli insulti alle celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia.
Lo sfogo di Lippi: “Il commissario tecnico della nazionale non ha abbastanza poteri”.
L’allenatore risponde ai giornalisti: “Nessun fenomeno a casa”. Nemmeno oggi.
Comunque raggiunto l’obiettivo principale: evitare l’Olanda agli ottavi.
Il Tg1: “L’Italia è stata assolta dal mondiale”.
Ora qualcosa di terribile attende gli azzurri al loro ritorno: La programmazione estiva di Raiuno.
Tutti d’accordo nel definire l’Italia “vergognosa”. E anche ai mondiali non è che sia andata meglio.
Intanto le reti televisive studiano un sistema per limitare il fastidioso e ininterrotto brusio prodotto per l’intera durata delle partite da strumenti infernali: le donne.
(Le vuvuzela sono così fastidiose che Mandela ha chiesto di tornare in carcere)
Sette gol dal Portogallo: i nordcoreani saranno eliminati.
giovedì 24 giugno 2010
mercoledì 23 giugno 2010
martedì 22 giugno 2010
Re Mida all'Incontrario
(Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano 21 giugno 2010)
Se non fosse che ha sette vite come i gatti, il ducetto farebbe quasi pena. Il Re Mida che trasformava in oro qualunque cosa toccasse è diventato un Re Merda. Ha due ministri pregiudicati e cinque inquisiti o imputati (l’ultimo, Brancher, l’ha aggiunto lui per fare cifra tonda). Il coordinatore dei Servizi segreti De Gennaro l’hanno appena condannato in appello per il G8. I suoi ex capi dei servizi, Pollari e Mori, sono imputati rispettivamente per peculato e favoreggiamento alla mafia. Il suo cappellano don Gelmini va a processo per molestie sessuali. E il suo pappone di fiducia Giampi Tarantini per spaccio di coca. Il suo commissario Agcom, Innocenzi, è sotto inchiesta per i traffici anti-Annozero. Suo fratello Paolo, già pregiudicato, è di nuovo indagato per il nastro Fassino-Consorte. Sulla faccenda dovrà testimoniare obtorto collo il suo on. avv. Ghedini. Il coordinatore del suo partito, Verdini, è indagato un po’ dappertutto con la Cricca, mentre l’ex coordinatore Scajola è ancora lì che cerca chi gli ha pagato la casa.
I fuoriclasse del Partito del Fare se la passano peggio di quelli del Milan. Gianni Letta, già “uomo della Provvidenza”, sbuca da un bel po’ di inchieste imbarazzanti. San Guido Bertolaso, l’uomo che insegnava la protezione civile agli americani e fermava le catastrofi con le nude mani, è indagato per corruzione; appena apre bocca si fanno tutti il segno della croce; e ha ormai l’immagine di uno scroccone che non paga non solo i massaggi e l’affitto, ma nemmeno le bollette. Come quell’altro genio dell’ingegner Lunardi: B. lo presentò a Porta a Porta come l’homo novus della politica del fare, il fulmine di guerra che avrebbe sbloccato le grandi opere, una gallina dalle uova d’oro. Ora scopriamo che anche lui faceva e riceveva favori dalla Cricca, ma – beninteso – “come persona, non come ministro, perché sono una persona corretta” (infatti è indagato).
E Stanca? Ricordate Lucio Stanca? Il Cavaliere tenne il nome segreto per giorni e giorni, annunciò soltanto che aveva trovato un gigante del pensiero, un tecnico da paura, un cervello fuori misura che, con la sola forza del pensiero, avrebbe cablato e informatizzato l’Italia tutta, isole comprese, come ministro dell’Innovazione tecnologica (una delle tre “i”, quella dedicata a Internet, era tutta sua). Quando poi si seppe che era Stanca, e soprattutto se ne vide la faccia lievemente più inespressiva di un termosifone spento, qualcuno timidamente domandò: “E chi cazz’è?”. La risposta fu: “L’ex presidente dell’Ibm, che diamine, mica un pirla qualsiasi!”. Roba forte. Dal 2001 al 2006 passò talmente inosservato che a volte dimenticavano di invitarlo alle riunioni, senza peraltro accorgersi della sua assenza. Nel 2008, tornato al governo, B. si scordò sia di lui sia del suo ministero: dispersi.
Fu recuperato come ad di Expo 2015, anche se è già deputato, ma ora pare che dovrà sloggiare pure di lì: dopo che Tremonti gli ha tagliato i fondi, commissariato le deleghe e asportato lo stipendio (deve accontentarsi di quello di parlamentare), la presidente Bracco gli ha inviato un’ingiunzione di sfratto per scarso rendimento. Un altro monumento che crolla miseramente, mentre i miracoli evaporano l’uno dopo l’altro. Quello della ricostruzione de L’Aquila, grazie ai pm, a Draquila e al popolo della carriole, è una tragica barzelletta: si sbriciolano anche le casette della leggendaria New Town a prova di bombardamenti, inaugurate in pompa magna sotto lo sguardo lubrico di Vespa.
Il miracolo dei rifiuti scomparsi in Campania funziona a tal punto che ora la monnezza rispunta pure a Palermo, altra capitale del buongoverno grazie al sindaco Cammarata (ora è in Sudafrica: a casa c’era troppo tanfo). Persino Minzo fatica a nasconderla. E la legge bavaglio è talmente sfigurata che non la riconoscono più nemmeno i mafiosi. Ma B. insiste: “Approviamola comunque”. Come viene viene. Ormai è un pugile suonato che mena fendenti all’aria. Se non fosse che l’altro pugile ha abbandonato il ring, rischierebbe persino di perdere la partita.
Se non fosse che ha sette vite come i gatti, il ducetto farebbe quasi pena. Il Re Mida che trasformava in oro qualunque cosa toccasse è diventato un Re Merda. Ha due ministri pregiudicati e cinque inquisiti o imputati (l’ultimo, Brancher, l’ha aggiunto lui per fare cifra tonda). Il coordinatore dei Servizi segreti De Gennaro l’hanno appena condannato in appello per il G8. I suoi ex capi dei servizi, Pollari e Mori, sono imputati rispettivamente per peculato e favoreggiamento alla mafia. Il suo cappellano don Gelmini va a processo per molestie sessuali. E il suo pappone di fiducia Giampi Tarantini per spaccio di coca. Il suo commissario Agcom, Innocenzi, è sotto inchiesta per i traffici anti-Annozero. Suo fratello Paolo, già pregiudicato, è di nuovo indagato per il nastro Fassino-Consorte. Sulla faccenda dovrà testimoniare obtorto collo il suo on. avv. Ghedini. Il coordinatore del suo partito, Verdini, è indagato un po’ dappertutto con la Cricca, mentre l’ex coordinatore Scajola è ancora lì che cerca chi gli ha pagato la casa.
I fuoriclasse del Partito del Fare se la passano peggio di quelli del Milan. Gianni Letta, già “uomo della Provvidenza”, sbuca da un bel po’ di inchieste imbarazzanti. San Guido Bertolaso, l’uomo che insegnava la protezione civile agli americani e fermava le catastrofi con le nude mani, è indagato per corruzione; appena apre bocca si fanno tutti il segno della croce; e ha ormai l’immagine di uno scroccone che non paga non solo i massaggi e l’affitto, ma nemmeno le bollette. Come quell’altro genio dell’ingegner Lunardi: B. lo presentò a Porta a Porta come l’homo novus della politica del fare, il fulmine di guerra che avrebbe sbloccato le grandi opere, una gallina dalle uova d’oro. Ora scopriamo che anche lui faceva e riceveva favori dalla Cricca, ma – beninteso – “come persona, non come ministro, perché sono una persona corretta” (infatti è indagato).
E Stanca? Ricordate Lucio Stanca? Il Cavaliere tenne il nome segreto per giorni e giorni, annunciò soltanto che aveva trovato un gigante del pensiero, un tecnico da paura, un cervello fuori misura che, con la sola forza del pensiero, avrebbe cablato e informatizzato l’Italia tutta, isole comprese, come ministro dell’Innovazione tecnologica (una delle tre “i”, quella dedicata a Internet, era tutta sua). Quando poi si seppe che era Stanca, e soprattutto se ne vide la faccia lievemente più inespressiva di un termosifone spento, qualcuno timidamente domandò: “E chi cazz’è?”. La risposta fu: “L’ex presidente dell’Ibm, che diamine, mica un pirla qualsiasi!”. Roba forte. Dal 2001 al 2006 passò talmente inosservato che a volte dimenticavano di invitarlo alle riunioni, senza peraltro accorgersi della sua assenza. Nel 2008, tornato al governo, B. si scordò sia di lui sia del suo ministero: dispersi.
Fu recuperato come ad di Expo 2015, anche se è già deputato, ma ora pare che dovrà sloggiare pure di lì: dopo che Tremonti gli ha tagliato i fondi, commissariato le deleghe e asportato lo stipendio (deve accontentarsi di quello di parlamentare), la presidente Bracco gli ha inviato un’ingiunzione di sfratto per scarso rendimento. Un altro monumento che crolla miseramente, mentre i miracoli evaporano l’uno dopo l’altro. Quello della ricostruzione de L’Aquila, grazie ai pm, a Draquila e al popolo della carriole, è una tragica barzelletta: si sbriciolano anche le casette della leggendaria New Town a prova di bombardamenti, inaugurate in pompa magna sotto lo sguardo lubrico di Vespa.
Il miracolo dei rifiuti scomparsi in Campania funziona a tal punto che ora la monnezza rispunta pure a Palermo, altra capitale del buongoverno grazie al sindaco Cammarata (ora è in Sudafrica: a casa c’era troppo tanfo). Persino Minzo fatica a nasconderla. E la legge bavaglio è talmente sfigurata che non la riconoscono più nemmeno i mafiosi. Ma B. insiste: “Approviamola comunque”. Come viene viene. Ormai è un pugile suonato che mena fendenti all’aria. Se non fosse che l’altro pugile ha abbandonato il ring, rischierebbe persino di perdere la partita.
lunedì 21 giugno 2010
domenica 20 giugno 2010
giovedì 17 giugno 2010
Un Latrin Lover a Sofia ( di Marco Travaglio)
da Il Fatto Quotidiano, 15 giugno 2010
Mentre il Pd, per bocca del sagace Andrea Orlando, lacrima inconsolabile per la fine del “dialogo sulla giustizia” e nutre addirittura “il sospetto che non sia il ministro Alfano ad avere in mano l’agenda del dibattito” (ma va?), il presidente del Consiglio ha altro da fare. L’altroieri era a Sofia, ridente capitale della Bulgaria, che l’ha sempre molto ispirato. No, stavolta niente editti bulgari per epurare questo o quel personaggio della tv: non c’è più nessuno da epurare.
Stavolta inaugura fugacemente un monumento equestre a Garibaldi (a distanza di sicurezza dalla Padania), poi dà il meglio di sé a una cena col premier locale, l’ex bodyguard ed ex campione di karate Bojko Borisov, che potrebbe essere suo figlio. Un tipo fine, noto per aver detto che in Bulgaria “non ci sono lesbiche e, se ce n’è qualcuna, è solo perché non ha ancora incontrato me” (raffinatezza che incredibilmente non era ancora venuta in mente al latrin lover brianzolo).
Insomma lo statista ideale – a parte l’età, la statura e la stazza che lo fan sembrare la custodia del nostro – per duettare da pari a pari con il Cavaliere di Hardcore. A ingentilire ulteriormente la compagnia, è pure presente Vittorio Sgarbi.
Berlusconi lascia subito il segno invitando l’amico Borisov (che lui chiama inspiegabilmente “Boris”, senza che nessuno osi contraddirlo, a parte l’interessato che seguita a voltarsi alla ricerca di quel tal Boris) a rimuovere un cartellone pubblicitario prospiciente il ristorante (“è un vero orrore, fallo togliere”). Poi, all’arrivo di una procace cantante in abiti succinti e tacchi a spillo, il nostro Lord Brummel dà fondo alle più galanti tecniche di corteggiamento, integralmente tratte dal repertorio di Bombolo e Alvaro Vitali. Strizzatine d’occhio, gomitate al padrone di casa (lui stesso un po’ imbarazzato), eloquenti gesti manuali, apprezzamenti assortiti alla tipa e alle quattro coriste (“faccio la foto con voi solo se mi date il numero di telefono”). Segue immancabile accenno al suo attuale status di ragazzo disponibile: “Non preoccupatevi, ormai sono single. Sotto casa ho la fila di aspiranti fidanzate, tutte mi vorrebbero come marito perché ho la grana, non sono scemo, sono simpatico e anche giovane”. Soprattutto se, come minaccia, camperà un altro mezzo secolo: “Sto finanziando una ricerca per alzare l’età media: io e Boris vivremo 120 anni, me l’ha garantito un istituto scientifico di Verona” (deve trattarsi del centro di igiene mentale che l’ha in cura, con la consegna di assecondarlo in tutto).
A quel punto l’amico “Boris”, ormai rassegnato a chiamarsi così, e la ballerina molestata tentano di immaginare come sarà il nostro premier a 120 anni visto che è già così a 74, e soprattutto come devono essere ridotte queste “aspiranti fidanzate” per sognare di portare all’altare uno che somiglierà al maestro Yoda di “Guerre Stellari” e che verrebbe respinto anche da una badante bulgara.
L’elegante cerimonia si conclude con le solite geremiadi: “Non ho alcun potere” e “la Costituzione è cattocomunista” e il sacrificio che fa a governarci (“ho ville ad Antigua e alle Bermude e una barca alle Bahamas, ma non posso godermele da otto anni”) e l’assenza di “un leader d’opposizione con cui dialogare” (l’idea che l’opposizione debba opporsi non lo sfiora neppure in Bulgaria, dove la cosa è considerata normale). Infine il simpatico scambio di doni col cosiddetto “Boris”, che compie 51 anni: il bizzarro ospite italiota sfodera il consueto orologio da tre chili in oro massiccio e un intero stock di cravatte e panettoni (quelli avanzati da Natale). Manca soltanto la classica batteria di pentole antiaderenti, ma la farà spedire.
Ancora una foto con una fan in piazza: “Sei bella come una fata – le sussurra all’orecchio – peccato solo una foto…”. Poi le guardie del corpo lo portano via un istante prima della denuncia per stalking. Solo allora – riferisce la Repubblica – veste “i panni dello statista”, anzi – per dirla con La Stampa – indossa “un’altra veste e incarna l’uomo di Stato”. Praticamente si rimette le mutande.
Mentre il Pd, per bocca del sagace Andrea Orlando, lacrima inconsolabile per la fine del “dialogo sulla giustizia” e nutre addirittura “il sospetto che non sia il ministro Alfano ad avere in mano l’agenda del dibattito” (ma va?), il presidente del Consiglio ha altro da fare. L’altroieri era a Sofia, ridente capitale della Bulgaria, che l’ha sempre molto ispirato. No, stavolta niente editti bulgari per epurare questo o quel personaggio della tv: non c’è più nessuno da epurare.
Stavolta inaugura fugacemente un monumento equestre a Garibaldi (a distanza di sicurezza dalla Padania), poi dà il meglio di sé a una cena col premier locale, l’ex bodyguard ed ex campione di karate Bojko Borisov, che potrebbe essere suo figlio. Un tipo fine, noto per aver detto che in Bulgaria “non ci sono lesbiche e, se ce n’è qualcuna, è solo perché non ha ancora incontrato me” (raffinatezza che incredibilmente non era ancora venuta in mente al latrin lover brianzolo).
Insomma lo statista ideale – a parte l’età, la statura e la stazza che lo fan sembrare la custodia del nostro – per duettare da pari a pari con il Cavaliere di Hardcore. A ingentilire ulteriormente la compagnia, è pure presente Vittorio Sgarbi.
Berlusconi lascia subito il segno invitando l’amico Borisov (che lui chiama inspiegabilmente “Boris”, senza che nessuno osi contraddirlo, a parte l’interessato che seguita a voltarsi alla ricerca di quel tal Boris) a rimuovere un cartellone pubblicitario prospiciente il ristorante (“è un vero orrore, fallo togliere”). Poi, all’arrivo di una procace cantante in abiti succinti e tacchi a spillo, il nostro Lord Brummel dà fondo alle più galanti tecniche di corteggiamento, integralmente tratte dal repertorio di Bombolo e Alvaro Vitali. Strizzatine d’occhio, gomitate al padrone di casa (lui stesso un po’ imbarazzato), eloquenti gesti manuali, apprezzamenti assortiti alla tipa e alle quattro coriste (“faccio la foto con voi solo se mi date il numero di telefono”). Segue immancabile accenno al suo attuale status di ragazzo disponibile: “Non preoccupatevi, ormai sono single. Sotto casa ho la fila di aspiranti fidanzate, tutte mi vorrebbero come marito perché ho la grana, non sono scemo, sono simpatico e anche giovane”. Soprattutto se, come minaccia, camperà un altro mezzo secolo: “Sto finanziando una ricerca per alzare l’età media: io e Boris vivremo 120 anni, me l’ha garantito un istituto scientifico di Verona” (deve trattarsi del centro di igiene mentale che l’ha in cura, con la consegna di assecondarlo in tutto).
A quel punto l’amico “Boris”, ormai rassegnato a chiamarsi così, e la ballerina molestata tentano di immaginare come sarà il nostro premier a 120 anni visto che è già così a 74, e soprattutto come devono essere ridotte queste “aspiranti fidanzate” per sognare di portare all’altare uno che somiglierà al maestro Yoda di “Guerre Stellari” e che verrebbe respinto anche da una badante bulgara.
L’elegante cerimonia si conclude con le solite geremiadi: “Non ho alcun potere” e “la Costituzione è cattocomunista” e il sacrificio che fa a governarci (“ho ville ad Antigua e alle Bermude e una barca alle Bahamas, ma non posso godermele da otto anni”) e l’assenza di “un leader d’opposizione con cui dialogare” (l’idea che l’opposizione debba opporsi non lo sfiora neppure in Bulgaria, dove la cosa è considerata normale). Infine il simpatico scambio di doni col cosiddetto “Boris”, che compie 51 anni: il bizzarro ospite italiota sfodera il consueto orologio da tre chili in oro massiccio e un intero stock di cravatte e panettoni (quelli avanzati da Natale). Manca soltanto la classica batteria di pentole antiaderenti, ma la farà spedire.
Ancora una foto con una fan in piazza: “Sei bella come una fata – le sussurra all’orecchio – peccato solo una foto…”. Poi le guardie del corpo lo portano via un istante prima della denuncia per stalking. Solo allora – riferisce la Repubblica – veste “i panni dello statista”, anzi – per dirla con La Stampa – indossa “un’altra veste e incarna l’uomo di Stato”. Praticamente si rimette le mutande.
mercoledì 16 giugno 2010
martedì 15 giugno 2010
"LA GIUSTIZIA"
La giustizia è l'ordine virtuoso dei rapporti umani in funzione del riconoscimento e del trattamento istituzionale dei comportamenti di una persona o di più persone coniugate in una determinata azione secondo la legge o contro la legge. Per l'esercizio della giustizia deve esistere un codice che classifica i comportamenti non ammessi in una certa comunità umana, e una struttura giudicante che traduca il dettame della legge in una conseguente azione giudiziaria.
Aldilà dell'azione giudiziaria istituzionalizzata, che opera con una giustizia impositiva e codificata, esiste un senso della giustizia, definito talvolta naturale in quanto ritenuto innato, che impegna ogni singolo individuo a tenere nei confronti dei propri simili o gruppi, in situazioni ordinarie o straordinarie di usare criteri di giudizio, e di conseguente comportamento, rispondenti a giustizia nel senso di onestà, correttezza e non lesività del prossimo. È in questo senso che la giustizia diventa una virtù morale, quindi privata e non codificata e istituzionalizzata, che è però di enorme portata assiologica, in base alla quale si osservano regole comportamentali che riguardano sé e gli altri nei doveri e nelle aspettative.
La giustizia, per sé, per gli altri e per chiunque, si traduce comunque in un dovere e in un diritto che coinvolge chiunque appartenga a una certa comunità, in senso riduttivo, e ogni persona umana in generale, in senso estensivo. La giustizia è la costante e perpetua volontà, tradotta in azione, di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto; questo è l'ufficio, deontologico e inviolabile, che il magistrato preposto deve porre in atto nei luoghi deputati a rendere giustizia: i tribunali. La giustizia, che è messa in atto sempre come volontà del popolo, è anche azione repressiva, potere legittimo di tutelare i diritti di tutti, quindi rendere a ognuno, nelle circostanze riconosciute, di accordare giustizia ascoltando richieste per essa e in nome di essa accordando ciò che è giusto quando è dovuto e a chi è dovuto.
La negazione della giustizia, ovvero la mancata applicazione dei criteri di è l'ingiustizia, con diversi gradi di gravità della sua realizzazione a danno di una o più persone..
( Da Wikipedia)
Aldilà dell'azione giudiziaria istituzionalizzata, che opera con una giustizia impositiva e codificata, esiste un senso della giustizia, definito talvolta naturale in quanto ritenuto innato, che impegna ogni singolo individuo a tenere nei confronti dei propri simili o gruppi, in situazioni ordinarie o straordinarie di usare criteri di giudizio, e di conseguente comportamento, rispondenti a giustizia nel senso di onestà, correttezza e non lesività del prossimo. È in questo senso che la giustizia diventa una virtù morale, quindi privata e non codificata e istituzionalizzata, che è però di enorme portata assiologica, in base alla quale si osservano regole comportamentali che riguardano sé e gli altri nei doveri e nelle aspettative.
La giustizia, per sé, per gli altri e per chiunque, si traduce comunque in un dovere e in un diritto che coinvolge chiunque appartenga a una certa comunità, in senso riduttivo, e ogni persona umana in generale, in senso estensivo. La giustizia è la costante e perpetua volontà, tradotta in azione, di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto; questo è l'ufficio, deontologico e inviolabile, che il magistrato preposto deve porre in atto nei luoghi deputati a rendere giustizia: i tribunali. La giustizia, che è messa in atto sempre come volontà del popolo, è anche azione repressiva, potere legittimo di tutelare i diritti di tutti, quindi rendere a ognuno, nelle circostanze riconosciute, di accordare giustizia ascoltando richieste per essa e in nome di essa accordando ciò che è giusto quando è dovuto e a chi è dovuto.
La negazione della giustizia, ovvero la mancata applicazione dei criteri di è l'ingiustizia, con diversi gradi di gravità della sua realizzazione a danno di una o più persone..
( Da Wikipedia)
venerdì 11 giugno 2010
I ladri rubano le guardie pagano, in Marco Travaglio
Da il Fatto Quotidiano del 10 giugno
Avviso ai naviganti e soprattutto ai paraculi che si scandalizzano perché lo squilibrato attacca la Costituzione. Ragazzi, non c’è più nulla che quell’ometto malato possa fare o dire di nuovo: ha già fatto e detto tutto. Sono 16 anni che fa e dice di tutto. Perché lui è così. Se la legge vieta certi suoi comportamenti, è sbagliata la legge e lui la cambia. Se la Costituzione vieta certe leggi, è sbagliata la Costituzione e lui la cambia. Chi si stupisce dovrebbe spiegarci dove ha vissuto dal 1994 a oggi e perché non ha fatto nulla per fermarlo. Anche la comica finale sulla legge bavaglio, contro la quale strepita financo il Pompiere della Sera, era ampiamente scontata.
Tutte le leggi ad personam (siamo a quota 39, contando solo quelle per quella personam) hanno seguito la medesima tecnica, tipica del racket delle estorsioni. B, per ottenere 10, minaccia 100. Anziché dirgli semplicemente No, con un’opposizione intransigente e irriducibile contro il 10 e contro il 100, il Quirinale, il Pd e ora pure i finiani si mettono a trattare per “limitare i danni”.
Lui gli serve in tavola un letamaio e quelli lavorano di fino per “migliorare” il letamaio, levando col cucchiaino qualche grammo di letame. Alla fine se lo mangiano e lo trovano pure buono.
Così B. fa la figura del moderato aperto al dialogo e, se puntava a 10, ottiene almeno 50. Sono due anni che la legge bavaglio viene emendata, ritoccata, smussata, ruminata, covata: su richiesta ora di quel genio di D’Alema (che ringrazia molto Gianni Letta perché, bontà sua, ha ritirato il segreto di Stato su tutto quel che fanno le spie); ora delle vittime dei pedofili (grate perché Gasparri e Quagliariello, magnanimi, ritirano l’emendamento che salva gli autori di violenze sessuali “lievi”, come se lo stupro fosse questione di millimetri); ora del capo dello Stato, che non tenta più nemmeno di smentire le cronache sulle sue quotidiane interferenze nell’iter di formazione delle leggi che egli stesso dovrebbe valutare (e respingere) ALLA FINE, non DURANTE il percorso parlamentare (poi si meraviglia se B. vuole la sua firma preventiva sulla manovra e Alfano sul bavaglio).
Risultato: il letamaio puzza esattamente come prima, ma viene spacciato per Chanel numero 5. In America (lo notava ieri Luigi Ferrarella) si apre il processo all’ex governatore dell’Illinois Blagojevic, intercettato mentre vendeva il seggio senatoriale liberato da Obama. La stampa Usa pubblicò regolarmente le intercettazioni in piena inchiesta, e senza bisogno di piatirle da questo o quell’avvocato o usciere: erano contenute in un atto ufficiale della Procura, dunque pubbliche, dunque pubblicabili. In Italia i giornalisti che le han pubblicate sarebbero finiti sotto processo e i loro giornali falliti sotto una gragnuola di multe. In America l’unico finito nei guai è Blagojevic. Sono strani questi americani: anziché le guardie, perseguitano i ladri. Da noi pare quasi che poliziotti e magistrati pretendano di intercettare i delinquenti per sfizio personale, per sadismo, si divertono così.
Se, intercettando un rapinatore, scoprono che è pure un assassino, non potranno più incastrarlo: il nastro vale solo nel processo per furto, usarlo per l’omicidio non sarebbe sportivo. Se, al 75° giorno di ascolti, scoprono che il tizio progetta un altro colpo, dovranno chiedere al tribunale collegiale (tre giudici, e solo del tribunale-capoluogo) una proroga di 48 ore e sperare che il tizio dica tutto subito, altrimenti nuova proroga di due giorni, a oltranza, coi fascicoli che viaggiano su e giù. Così magari si stufano e la piantano. Intanto il governo blocca contratti e turnover alle Forze dell’ordine e taglia del 30% gli stipendi ai magistrati. È la Finanziaria più equa del mondo: i ladri rubano, le guardie pagano.
Ps. Il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, uno che sta addirittura sotto Al Fano, si è molto raccomandato: “Spero che i giornalisti, se c’è una notizia in un’intercettazione, non la pubblichino”. Ma certo, gentile sottosegretario, come no: conti su di noi.
Avviso ai naviganti e soprattutto ai paraculi che si scandalizzano perché lo squilibrato attacca la Costituzione. Ragazzi, non c’è più nulla che quell’ometto malato possa fare o dire di nuovo: ha già fatto e detto tutto. Sono 16 anni che fa e dice di tutto. Perché lui è così. Se la legge vieta certi suoi comportamenti, è sbagliata la legge e lui la cambia. Se la Costituzione vieta certe leggi, è sbagliata la Costituzione e lui la cambia. Chi si stupisce dovrebbe spiegarci dove ha vissuto dal 1994 a oggi e perché non ha fatto nulla per fermarlo. Anche la comica finale sulla legge bavaglio, contro la quale strepita financo il Pompiere della Sera, era ampiamente scontata.
Tutte le leggi ad personam (siamo a quota 39, contando solo quelle per quella personam) hanno seguito la medesima tecnica, tipica del racket delle estorsioni. B, per ottenere 10, minaccia 100. Anziché dirgli semplicemente No, con un’opposizione intransigente e irriducibile contro il 10 e contro il 100, il Quirinale, il Pd e ora pure i finiani si mettono a trattare per “limitare i danni”.
Lui gli serve in tavola un letamaio e quelli lavorano di fino per “migliorare” il letamaio, levando col cucchiaino qualche grammo di letame. Alla fine se lo mangiano e lo trovano pure buono.
Così B. fa la figura del moderato aperto al dialogo e, se puntava a 10, ottiene almeno 50. Sono due anni che la legge bavaglio viene emendata, ritoccata, smussata, ruminata, covata: su richiesta ora di quel genio di D’Alema (che ringrazia molto Gianni Letta perché, bontà sua, ha ritirato il segreto di Stato su tutto quel che fanno le spie); ora delle vittime dei pedofili (grate perché Gasparri e Quagliariello, magnanimi, ritirano l’emendamento che salva gli autori di violenze sessuali “lievi”, come se lo stupro fosse questione di millimetri); ora del capo dello Stato, che non tenta più nemmeno di smentire le cronache sulle sue quotidiane interferenze nell’iter di formazione delle leggi che egli stesso dovrebbe valutare (e respingere) ALLA FINE, non DURANTE il percorso parlamentare (poi si meraviglia se B. vuole la sua firma preventiva sulla manovra e Alfano sul bavaglio).
Risultato: il letamaio puzza esattamente come prima, ma viene spacciato per Chanel numero 5. In America (lo notava ieri Luigi Ferrarella) si apre il processo all’ex governatore dell’Illinois Blagojevic, intercettato mentre vendeva il seggio senatoriale liberato da Obama. La stampa Usa pubblicò regolarmente le intercettazioni in piena inchiesta, e senza bisogno di piatirle da questo o quell’avvocato o usciere: erano contenute in un atto ufficiale della Procura, dunque pubbliche, dunque pubblicabili. In Italia i giornalisti che le han pubblicate sarebbero finiti sotto processo e i loro giornali falliti sotto una gragnuola di multe. In America l’unico finito nei guai è Blagojevic. Sono strani questi americani: anziché le guardie, perseguitano i ladri. Da noi pare quasi che poliziotti e magistrati pretendano di intercettare i delinquenti per sfizio personale, per sadismo, si divertono così.
Se, intercettando un rapinatore, scoprono che è pure un assassino, non potranno più incastrarlo: il nastro vale solo nel processo per furto, usarlo per l’omicidio non sarebbe sportivo. Se, al 75° giorno di ascolti, scoprono che il tizio progetta un altro colpo, dovranno chiedere al tribunale collegiale (tre giudici, e solo del tribunale-capoluogo) una proroga di 48 ore e sperare che il tizio dica tutto subito, altrimenti nuova proroga di due giorni, a oltranza, coi fascicoli che viaggiano su e giù. Così magari si stufano e la piantano. Intanto il governo blocca contratti e turnover alle Forze dell’ordine e taglia del 30% gli stipendi ai magistrati. È la Finanziaria più equa del mondo: i ladri rubano, le guardie pagano.
Ps. Il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, uno che sta addirittura sotto Al Fano, si è molto raccomandato: “Spero che i giornalisti, se c’è una notizia in un’intercettazione, non la pubblichino”. Ma certo, gentile sottosegretario, come no: conti su di noi.
giovedì 10 giugno 2010
Il Nucleare non è la risposta ( Dal Blog di Beppe Grillo)
Mettersi a discutere con i nuclearisti italiani non solo è inutile, ma controproducente. E' la classica storia di chi si mette a discutere con un imbecille, chi osserva dall'esterno vede due imbecilli che discutono. Il nucleare è stato respinto da un referendum, punto. Non può essere reintrodotto da lobbisti e reggicoda politici. Il popolo italiano, che è abituato a sopportare quasi qualunque cosa, non lo vuole per istinto di sopravvivenza. Nel Paese con le più potenti mafie del mondo chi gestirebbe le scorie? Il nucleare costa più di qualunque altra energia: chi lo pagherà? L'uranio finirà entro qualche decennio e il suo prezzo aumenta di settimana in settimana, è l'energia MENO rinnovabile del mondo. Helen Caldicott, autrice di: "Il nucleare non è la risposta", ci spiega la pericolosità del nucleare per i nostri figli e nipoti. Disoccupati, senza pensione e nuclearizzati.
Intervista a Helen Caldicott
H. Caldicott: Mi chiamo Helen Caldicott, sono australiana. Sono una pediatra e specialista in infanzia. Per quattro anni sono stata coinvolta nello studio delle implicazioni mediche del nucleare a scopo energetico e nucleare a scopo bellico. Ho fatto parte del corpo docente della Scuola di Medicina di Harvard e ho praticato la professione medica.
Blog: Perché ci sono ancora Paesi, come la Gran Bretagna, che ricorrono al nucleare nel mix energetico?
H. Caldicott: Molte persone ignorano quali sia il ciclo del combustibile nucleare e quali siano le conseguenze sul corpo dell’esposizione a radiazioni e di tutti gli altri aspetti della produzione di energia nucleare: l’estrazione e la lavorazione dell’uranio, l’arricchimento, la costruzione di un reattore, le radiazioni emesse dal reattore a regime, la concentrazione delle radiazioni nella catena alimentare e nel latte materno, nei polmoni. E poi i rifiuti radioattivi che durano mezzo milione di anni e contaminano la catena alimentare. Quindi la gente mangerà cibo radioattivo. I bambini sono dieci, venti volte più esposti degli adulti ai danni delle radiazioni. I feti, migliaia di volte.
Le persone non sembrano comprenderlo. È un problema medico. La maggior parte della gente non ha le informazioni biologiche per comprendere il problema. Così, l’industria nucleare ha spinto un'enorme campagna di propaganda dicendo che loro sono la risposta al surriscaldamento globale, perché non producono anidride carbonica.
In realtà producono grandi quantità di anidride carbonica, così come producono epidemie di cancro, leucemie e malattie genetiche nelle generazioni future.
Blog: Qual è quindi il reale costo dell’energia nucleare, considerando il costo sostenuto dalla società?
H. Caldicott: Costruire un reattore nucleare costa dai 12 ai 15 miliardi di dollari. Ma tutti i costi accessori di arricchimento dell’uranio, gli enormi costi di assicurazioni pagati dal governo - il governo sussidia l’intero bilancio dell’industria nucleare -, i costi per gli interventi medici conseguenti non sono compresi. I costi del trattamento di pazienti - soprattutto bambini - affetti da cancro o patologie genetiche o i costi per lo stoccaggio delle scorie nucleari per mezzo milione di anni non sono mai inclusi. Il trasporto delle scorie nucleari non è mai compreso.
È talmente più economico investire in energie da fonti rinnovabili, come l’eolico, il solare, il geotermico e la cogenerazione, alta efficienza nell’uso dell’elettricità.
Blog: Non esiste quindi un nucleare sicuro?
H. Caldicott: Non esiste assolutamente una strategia nucleare sicura. Nel mio libro spiego perché il nucleare non è la risposta al surriscaldamento globale. Lo capirete leggendo il libro. L’Italia non deve costruire centrali, ma sono sicura che Berlusconi non capisce quello di cui sto parlando.
Blog: Chi vuole dunque l’energia nucleare?
H. Caldicott: I politici sono stati i destinatari di una grande campagna di propaganda, e forse di denaro - non so. I politici sono analfabeti in materia scientifica e medica. In altre parole non capiscono la scienza. Come Berlusconi, che scienza è in grado di capire lui? Conosce forse la medicina e i tempi sufficienti per contrarre un cancro dopo essere stati irradiati per 5 o 6 anni? Non conosce forse i risultati di Hiroshima e Nagasaki?
Molti politici sono lo “scudo di bronzo” dell’industria nucleare, o dell’industria petrolifera o del carbone. Vanno dove va il denaro, non dove dovrebbe puntare il futuro e il benessere delle persone.
Blog: Che ci dice delle lobbies militari dietro l’industria nucleare?
H. Caldicott: Naturalmente la tecnologia nucleare trae origine dal progetto Manhattan che produsse plutonio per armare bombe. L’energia nucleare è una conseguenza di questa tecnologia nata per il senso di colpa degli scienziati responsabili della morte di circa 200.000 persone uccise letteralmente in un lampo. Ritenevano che se avessero estratto energia dall’atomo per usi civili, il loro senso di colpa sarebbe diminuito. Ho conosciuto e lavorato con alcuni di quegli scienziati e posso dirvi che hanno sempre odiato le armi nucleari e che sono morti ancora attanagliati dal senso di colpa. Sapevano, sapevano quanto fosse e quanto sia pericoloso il nucleare. Oggi sono tutti nelle loro tombe.
Dovete anche sapere che ogni centrale nucleare produce circa 250 kg di plutonio l’anno. Il plutonio dura mezzo milione di anni e puoi costruirne una testata nucleare con 5 kg. Ogni nazione che possiede un reattore nucleare può costruire facilmente centinaia di bombe atomiche, se lo desidera. Questo è il motivo per cui si è così preoccupati dell’Iran. È così che Israele ha costruito le sue testate, così la Gran Bretagna, la Francia, il Pakistan e l’India, la Cina. Le armi e l’energia nucleare sono parti della stessa industria. Quando disponi della tecnologia nucleare, puoi produrre armi atomiche. Berlusconi vuole forse delle armi nucleari?
Blog: Speriamo di no! C’è almeno un esempio al mondo di corretta gestione delle scorie nucleari?
H. Caldicott: No, non ce ne sono e non ce ne sarà mai uno. Quale che sia il materiale all’interno del quale venga stoccato, si deteriorerà. Il cemento presenterà infiltrazioni, il metallo arrugginirà e il materiale fuoriuscirà contaminando l’ambiente, l’acqua, il cibo, il latte, la carne. La gente mangerà cibo radioattivo. I bambini nasceranno deformi. Nascono bambini deformi a Falluja e Bassora, in Iraq dove sono state usate armi atomiche. Infatti a Falluja i dottori consigliano alle donne di non avere affatto figli. La quasi totalità dei bambini nasce con serie deformità: mancano del cervello o di un occhio, delle braccia. È davvero ... è ciò che ci riserva questo futuro.
Blog: Cosa dovrebbero fare i cittadini per abbandonare l’opzione nucleare?
H. Caldicott: Per prima cosa devono essere bene informati. È imperativo che comprendano le informazioni. So che il mio libro è stato tradotto in italiano. Tutti quelli che ci ascoltano dovrebbero leggere “Il nucleare non è la risposta” e una volta letto devono trascorrere qualche giorno con le loro emozioni e decidere quello che intendono fare.
Abbiamo davvero bisogno di una rivoluzione contro questa industria nucleare spaventosa. È molto, molto peggiore dell’industria del tabacco. Molto peggio del fumo.
Le persone devono utilizzare le loro democrazie. Devono andare a incontrare i loro politici e informarli. Andate a trovare Berlusconi. Occupate il suo ufficio.
Gli italiani sono bravi. Sono appassionati. Sono sicura che troveranno il modo per assicurarsi che il loro Paese chiuda tutte le centrali nucleari!
Intervista a Helen Caldicott
H. Caldicott: Mi chiamo Helen Caldicott, sono australiana. Sono una pediatra e specialista in infanzia. Per quattro anni sono stata coinvolta nello studio delle implicazioni mediche del nucleare a scopo energetico e nucleare a scopo bellico. Ho fatto parte del corpo docente della Scuola di Medicina di Harvard e ho praticato la professione medica.
Blog: Perché ci sono ancora Paesi, come la Gran Bretagna, che ricorrono al nucleare nel mix energetico?
H. Caldicott: Molte persone ignorano quali sia il ciclo del combustibile nucleare e quali siano le conseguenze sul corpo dell’esposizione a radiazioni e di tutti gli altri aspetti della produzione di energia nucleare: l’estrazione e la lavorazione dell’uranio, l’arricchimento, la costruzione di un reattore, le radiazioni emesse dal reattore a regime, la concentrazione delle radiazioni nella catena alimentare e nel latte materno, nei polmoni. E poi i rifiuti radioattivi che durano mezzo milione di anni e contaminano la catena alimentare. Quindi la gente mangerà cibo radioattivo. I bambini sono dieci, venti volte più esposti degli adulti ai danni delle radiazioni. I feti, migliaia di volte.
Le persone non sembrano comprenderlo. È un problema medico. La maggior parte della gente non ha le informazioni biologiche per comprendere il problema. Così, l’industria nucleare ha spinto un'enorme campagna di propaganda dicendo che loro sono la risposta al surriscaldamento globale, perché non producono anidride carbonica.
In realtà producono grandi quantità di anidride carbonica, così come producono epidemie di cancro, leucemie e malattie genetiche nelle generazioni future.
Blog: Qual è quindi il reale costo dell’energia nucleare, considerando il costo sostenuto dalla società?
H. Caldicott: Costruire un reattore nucleare costa dai 12 ai 15 miliardi di dollari. Ma tutti i costi accessori di arricchimento dell’uranio, gli enormi costi di assicurazioni pagati dal governo - il governo sussidia l’intero bilancio dell’industria nucleare -, i costi per gli interventi medici conseguenti non sono compresi. I costi del trattamento di pazienti - soprattutto bambini - affetti da cancro o patologie genetiche o i costi per lo stoccaggio delle scorie nucleari per mezzo milione di anni non sono mai inclusi. Il trasporto delle scorie nucleari non è mai compreso.
È talmente più economico investire in energie da fonti rinnovabili, come l’eolico, il solare, il geotermico e la cogenerazione, alta efficienza nell’uso dell’elettricità.
Blog: Non esiste quindi un nucleare sicuro?
H. Caldicott: Non esiste assolutamente una strategia nucleare sicura. Nel mio libro spiego perché il nucleare non è la risposta al surriscaldamento globale. Lo capirete leggendo il libro. L’Italia non deve costruire centrali, ma sono sicura che Berlusconi non capisce quello di cui sto parlando.
Blog: Chi vuole dunque l’energia nucleare?
H. Caldicott: I politici sono stati i destinatari di una grande campagna di propaganda, e forse di denaro - non so. I politici sono analfabeti in materia scientifica e medica. In altre parole non capiscono la scienza. Come Berlusconi, che scienza è in grado di capire lui? Conosce forse la medicina e i tempi sufficienti per contrarre un cancro dopo essere stati irradiati per 5 o 6 anni? Non conosce forse i risultati di Hiroshima e Nagasaki?
Molti politici sono lo “scudo di bronzo” dell’industria nucleare, o dell’industria petrolifera o del carbone. Vanno dove va il denaro, non dove dovrebbe puntare il futuro e il benessere delle persone.
Blog: Che ci dice delle lobbies militari dietro l’industria nucleare?
H. Caldicott: Naturalmente la tecnologia nucleare trae origine dal progetto Manhattan che produsse plutonio per armare bombe. L’energia nucleare è una conseguenza di questa tecnologia nata per il senso di colpa degli scienziati responsabili della morte di circa 200.000 persone uccise letteralmente in un lampo. Ritenevano che se avessero estratto energia dall’atomo per usi civili, il loro senso di colpa sarebbe diminuito. Ho conosciuto e lavorato con alcuni di quegli scienziati e posso dirvi che hanno sempre odiato le armi nucleari e che sono morti ancora attanagliati dal senso di colpa. Sapevano, sapevano quanto fosse e quanto sia pericoloso il nucleare. Oggi sono tutti nelle loro tombe.
Dovete anche sapere che ogni centrale nucleare produce circa 250 kg di plutonio l’anno. Il plutonio dura mezzo milione di anni e puoi costruirne una testata nucleare con 5 kg. Ogni nazione che possiede un reattore nucleare può costruire facilmente centinaia di bombe atomiche, se lo desidera. Questo è il motivo per cui si è così preoccupati dell’Iran. È così che Israele ha costruito le sue testate, così la Gran Bretagna, la Francia, il Pakistan e l’India, la Cina. Le armi e l’energia nucleare sono parti della stessa industria. Quando disponi della tecnologia nucleare, puoi produrre armi atomiche. Berlusconi vuole forse delle armi nucleari?
Blog: Speriamo di no! C’è almeno un esempio al mondo di corretta gestione delle scorie nucleari?
H. Caldicott: No, non ce ne sono e non ce ne sarà mai uno. Quale che sia il materiale all’interno del quale venga stoccato, si deteriorerà. Il cemento presenterà infiltrazioni, il metallo arrugginirà e il materiale fuoriuscirà contaminando l’ambiente, l’acqua, il cibo, il latte, la carne. La gente mangerà cibo radioattivo. I bambini nasceranno deformi. Nascono bambini deformi a Falluja e Bassora, in Iraq dove sono state usate armi atomiche. Infatti a Falluja i dottori consigliano alle donne di non avere affatto figli. La quasi totalità dei bambini nasce con serie deformità: mancano del cervello o di un occhio, delle braccia. È davvero ... è ciò che ci riserva questo futuro.
Blog: Cosa dovrebbero fare i cittadini per abbandonare l’opzione nucleare?
H. Caldicott: Per prima cosa devono essere bene informati. È imperativo che comprendano le informazioni. So che il mio libro è stato tradotto in italiano. Tutti quelli che ci ascoltano dovrebbero leggere “Il nucleare non è la risposta” e una volta letto devono trascorrere qualche giorno con le loro emozioni e decidere quello che intendono fare.
Abbiamo davvero bisogno di una rivoluzione contro questa industria nucleare spaventosa. È molto, molto peggiore dell’industria del tabacco. Molto peggio del fumo.
Le persone devono utilizzare le loro democrazie. Devono andare a incontrare i loro politici e informarli. Andate a trovare Berlusconi. Occupate il suo ufficio.
Gli italiani sono bravi. Sono appassionati. Sono sicura che troveranno il modo per assicurarsi che il loro Paese chiuda tutte le centrali nucleari!
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