venerdì 26 novembre 2010

Naginatajutsu: l’arte della lancia curva


L’arte del maneggio dell’alabarda o naginata venne conosciuta nell’antico Giappone come naginatajutsu. Questo metodo di combattimento veniva praticato secondo innumerevoli stili e vi erano specializzazioni imperniate sull’uso di tutti i vari tipi di lance. In Giappone abbondavano le scuole di bujutsu specializzate nell’uso dell’alabarda. Tutti questi ryu (scuole) che praticavano l’arte della naginata avevano in comune un numero rilevante di tecniche basilari, come gli affondi (tsuki), i fendenti (kiri) e le parate (uke) che erano comuni a tutte le armi da taglio. Le posizioni iniziali, i movimenti introduttivi, gli stili adottati per avanzare verso l’avversario o per portarsi fuori dalla portata della sua lama, i modi per raggiungere un bersaglio o per eludere un assalto, variavano da una scuola all’altra e venivano diligentemente studiati ed applicati durante i combattimenti.
La naginata e il nagamaki (una variante dell’alabarda classica) vennero adottati sin dall’inizio dal bushi. Maneggiati eseguendo tipici movimenti circolari, potevano entrambi essere utilizzati sia a cavallo sia a terra; il nagamaki in particolare veniva usato spesso per troncare le gambe dei cavalli dei nemici.
Sotto l’aspetto pratico quest’arte si componeva di tecniche di attacco, contrattacco e difesa che derivavano dalle posizioni fondamentali di guardia e dai movimenti basilari che, fluendo armonicamente l’uno nell’altro, facevano della disciplina del naginatajutsu uno dei metodi di coordinazione più spettacolari ed efficaci tra quelli che si sono evoluti dal medioevo nipponico.
La pratica del naginatajutsu richiedeva un vigore singolare. Infatti, quest’arma lunga e pesante veniva utilizzata per portare colpi diretti o rovesciati, a seconda dell’impiego assennato da parte del guerriero della lama, del manico e del codolo (ishizuki). Fondamentale da parte del bugeisha era l’abilità nel cambiare rapidamente la posizione della lama, tramite una veloce inversione delle mani sull’asta, che gli consentiva di portare i singoli colpi come avrebbe fatto con la katana, ma con il vantaggio aggiuntivo di rimanere a una distanza maggiore dall’avversario grazie alla lunghezza del manico.

giovedì 25 novembre 2010

Bojutsu: l’arte del combattimento con il bastone

L’uso sistematico del bastone (bo) a fini marziali era noto come bojutsu o arte dell’asta ed era basato su un’arma di legno duro lunga circa 180 centimetri (rokushaku-bo). Come arte della difesa, il bojutsu si incentrava su tattiche volte a respingere l’attacco portato con la spada, ma poteva controllare efficacemente anche altri tipi di arma.
Il repertorio del bojutsu comprendeva tecniche per colpire, bloccare, schivare o affondare. Il gyakute uchi, una sorta di tecnica offensiva ad impugnatura rovesciata, era un sistema di attacco fondamentale che ogni esponente del bojutsu doveva essere in grado di dominare; infatti un colpo portato con l’asta secondo questo stile sviluppa una forza sufficiente a spezzare una spada di metallo o a rompere un osso.
Il bo era un’arma formidabile soprattutto considerato l’allungo che consentiva di mantenere a distanza qualsiasi avversario. I colpi basilari di questa disciplina venivano normalmente praticati in forma di fluidi esercizi formali (kata) eseguiti da uno studente armato di una spada di legno (bokken) e dal suo avversario che usava il bastone lungo (bo). Le tecniche utilizzate negli esercizi formali includevano tutta una serie di colpi con traiettoria circolare (uchi) sferrati alle parti superiori o inferiori del corpo, colpi di  rovescio (gyaku uchi), affondi (tsuki) e tutto un gruppo di parate (uke) e bloccaggi portati sulle mani o sugli avambracci, finalizzati ad impossibilitare l’avversario a proseguire il combattimento. 

mercoledì 24 novembre 2010

Iaijutsu: l’arte dell’estrazione della spada


Lo iaijutsu era l’arte di estrarre la spada e di uccidere l’avversario con un unico e fluido movimento.
Il termine iaijutsu letteralmente significava arte o tecnica (jutsu) dell’estrazione (iai). Questa disciplina venne solitamente praticata con l’utilizzo della spada classica dei samurai: la katana, oppure, in alcuni casi, con una spada creata appositamente per quest’arte: lo iaito.
Lo iaijutsu consisteva nell’esecuzione d’un solo colpo perfetto. Era un combattimento finalizzato a un unico terribile momento che seguiva un rituale di elaborati gesti con la katana, un turbinio di movimenti brevi come esplosioni, alternati a pause d’attesa composta.
A differenza del kenjutsu, generalmente lo iaijutsu veniva eseguito come esercizio individuale (tandoku renshu) e attribuiva un rilievo singolare al fatto che l’esponente poteva essere inginocchiato (seiza), accosciato (iai goshi) o in piedi (tachi waza), trovandosi dunque relativamente impreparato per il combattimento. Il bugeisha assumeva queste posizioni per poi reagire all’istante ad un assalto di un ipotetico aggressore, eseguendo uno o più colpi contemporaneamente.
Erano quattro le fasi tecniche dello iaijutsu alle quali veniva attribuito il rilievo maggiore: il nukitsuke (l’estrazione), il kiritsuke (l’azione di taglio), il chiburi (la rimozione del sangue dalla lama) e il no-to (il riporre la spada nel fodero). Ciascuna di queste fasi doveva essere effettuata con efficienza e andava sfumata in un’unità di esecuzione sulla quale prevaleva uno stato continuo di vigilanza sull’avversario (zanshin).
I kata utilizzati per apprendere questa disciplina comprendevano sistematicamente attacchi frontali, laterali, alle spalle, oltre che da qualsivoglia direzione possibile. L’essenza dell’arte stava nella rapidità fulminea e nella precisione infallibile della sua esecuzione, perché lo scopo era quello di sbaragliare l’avversario con il minor numero di colpi possibile.
Nell’arte dello iaijutsu era quindi essenziale che la katana venisse estratta con la massima velocità, sia che la si usasse per tagliare (kiri) che per colpire con il manico (tsuka ate). Precisione e potenza di esecuzione dell’estrazione, combinate con la velocità con la quale si colpiva, permettevano di affrontare un aggressore che avesse già iniziato il suo attacco.
La grazia mostrata dallo spadaccino nell’eseguire questa istantanea estrazione, caratteristica dello iaijutsu, richiedeva una profonda concentrazione durante l’esecuzione e un grado di abilità che si potevano raggiungere solo dopo innumerevoli ore di appropriato addestramento.
Gli esponenti dello iaijutsu erano tradizionalmente tenuti ad utilizzare solo una lama viva, ovvero ben affilata; infatti, senza una spada vera, era impossibile generare quell’atteggiamento mentale necessario all’arte stessa. Pertanto, se eseguita correttamente, la tecnica dello iaijutsu portava l’esponente a una distanza di una frazione di centimetro dalla lama, facendo dell’esecuzione un vero e proprio gioco con la morte, gioco che per essere effettuato con perizia andava ripetuto più volte ogni giorno.

martedì 23 novembre 2010

Kenjutsu: l’arte del combattimento con la spada



La spada rappresentava il bene più prezioso di un samurai. L’uso corretto di quest’arma richiedeva anni di pratica, non solo per l’affinamento della tecnica ma anche e soprattutto per l’addestramento mentale e spirituale.
Per il bushi la spada era considerata l’arma basilare per il suo allenamento marziale. Egli fece quindi della katana o tachi la propria arma principale ed elaborò metodi per utilizzarla nel modo più efficace possibile. Tali metodi, denominati kenjutsu, o arte della spada, divennero la testimonianza più elevata della destrezza marziale del bushi.
L’addestramento nell’arte della scherma dei guerrieri giapponesi consisteva anticamente nell’esecuzione di kata, o forme, nelle quali le situazioni tipiche del combattimento venivano studiate e riprodotte in forma codificata, cioè secondo sequenze prestabilite.
Nell’antico Paese del Sol levante gli scontri e le sfide con la katana si risolvevano di solito molto rapidamente e non era insolito il caso in cui entrambi i contendenti trovassero la morte. Per questo motivo e per evitare infortuni ai praticanti durante l’allenamento nei dojo, sempre possibili con l’uso di spade autentiche, i bugeisha del Giappone feudale idearono spade di legno conosciute con i nomi di bokken e bokuto. Il bokken era un solido pezzo di legno, estremamente duro, lavorato come una spada, che aveva la forma, la lunghezza ed il peso il più possibile vicini a quelli di una lama vera.
Attraverso l’uso della spada il samurai imparava ad affrontare tutte le altre armi che avrebbe potuto trovarsi di fronte nel combattimento. Il kenjutsu divenne pertanto un energico precettore di ginnastica marziale, terreno di addestramento per l’unità dell’occhio e della mano. Questa disciplina insegnava come valutare la distanza ottimale per lo scontro (ma-ai) e l’opportunità per attuare l’attacco (suki), nonché il controllo fisico e mentale sul nemico (zanshin).
I kata o sequenze prestabilite, utilizzati nell’addestramento della scherma, erano composti da fluidi movimenti che simulavano un reale combattimento tramite colpi, fendenti, stoccate, affondi e parate che venivano scambiati alternativamente tra i due praticanti. Essi venivano ripetuti innumerevoli volte in modo non meccanico; le forme dovevano essere “vissute” con animo spontaneo, come un autentico scontro, facendo sì che l’arte del kenjutsu instaurasse nel bugeisha sicurezza morale, fiducia in se stesso e l’intraprendenza nel combattimento attraverso l’assidua pratica con un compagno.

giovedì 18 novembre 2010

venerdì 12 novembre 2010

Campionato Italiano Karate

Inizia il circuito delle qualificazioni per il Campionato Italiano di Karate, quast'anno per la Lombardia  la Federazione FEKDA ha scelto Cornaredo (Mi). Un evento imperdibile per tutti gli atleti che vogliono qualificarsi per le fasi successive.
Le finali si terrano a Brescia il 20 Febbraio 2011.


Trova tutte le informazioni della Gara sul sito della Federazione FEKDA:

Al mattino ci saranno le gare dei bambini e delle cinture da bianche a marroni ( imperdibile) e nel pomeriggio gare di Kata e Kumitè delle cinture nere ( IMPERDIBILE)

Partecipate numerosi ( o almeno i tre che leggono il blog )

Ciao a tutti, vi aspettiamo !!!

venerdì 5 novembre 2010

Un buon padre, una cattiva mazza da baseball e l’utilizzatore finale


Quella che segue è la lettera di  Bepi Covre, ex deputato leghista, imprenditore, sindaco di Oderzo, consigliere provinciale di Treviso che è stata pubblicata dal Mattino di Padova un paio di giorni fa. E’ indirizzata al nostro Cavaliere Supremo. E’ asciutta, diretta, efficace. Vale la pena di non farla passare inosservata.p.c.

Signor Presidente Berlusconi,
ho una figlia di 17 anni, ultima di due fratelli più grandi. Angela è una ragazza normale, che studia, fa sport, va alle feste che organizza assieme ai suoi compagni e coetanei. Se solo venissi a sapere che frequenta e va a feste dove ci sono «vecchietti» magari danarosi, profumati e stravaganti... Personaggi che potrebbero avere gli anni dei suoi genitori, se non dei suoi nonni?! Signor Presidente, mi sentirei un genitore fallito! Non per questo rinuncerei a prendere alcuni urgenti provvedimenti che vado ad elencare. Primo: due solenni scapaccioni alla figliola minorenne. Così come previsto dal manuale antico, consolidato della sana tradizione pedagogica contadina. Nei giorni a seguire, sbollita rabbia e senso di frustrazione, cercherei di ripristinare un corretto e utile dialogo con la figliola. Assieme alla moglie (madre della figlia) mi impegnerei su questo versante. Secondo: mi farei dare nome ed indirizzo dei vecchietti organizzatori del bunga/bunga. Prima ancora di denunciare e attendere lungaggini, accertamenti e indagini; prima ancora di coinvolgere la giustizia con i tempi secolari in cui si muove. Da subito farei visita ai vegliardi (mal invecchiati) ben munito di opportuna mazza da baseball! 

Signor Presidente, queste le mie istintive reazioni genitoriali alla lettura di quanto riportano i mass media; l'ultima tristissima vicenda che La riguarda unitamente alla minorenne extracomunitaria (nipote presidenziale) in realtà una irregolare, neppure cittadina italiana. Il mio non vuole essere un giudizio, piuttosto la reazione di un padre. Non mi interessa sapere se e quante volte e quando Lei Signor Presidente, ha visto, incontrato, aiutato la giovane Ruby. Non me po' fregar de meno. Trovo innaturale, sconveniente, immorale, inopportuno che un Signore di oltre settantanni, padre e nonno, organizzi feste a casa propria senza selezionare rigorosamente gli ospiti. Permetta cioè che persone minorenni si imbuchino... Io mia figlia ad Arcore non la manderei MAI.

Signor Presidente, è giusto che i giovani frequentino i giovani, gli anziani rimangano tra di loro. E' sempre andata così, lo impone il buon senso e la civiltà latina (in altri Paesi ci sono altri usi e costumi). Signor Presidente, Lei è un vecchietto, si rassegni, non è una colpa neppure una disgrazia, anzi un privilegio arrivarci. Dovrebbe essere felice. Pensi solo a quanti non ci arrivano...  Altra questione nella tristissima vicenda. Si legge che ha aiutato con del denaro la minorenne (nipote presidenziale). Gravissimo errore! Chi dà soldi, o fa la carità oppure è, nella migliore delle ipotesi, captatio benevolentia. Se è un gesto caritatevole, non andava fatto direttamente alla fanciulla. Presidente, doveva informarsi sui genitori e rivolgersi a loro. Vista la situazione nello specifico, cercare la Tutrice/Sorvegliante e trattare la questione a quel livello. Il fatto poi della telefonata in Questura, non so e non mi pronuncio. 

L'altra sera in conferenza stampa da Bruxelles, Lei Signor Presidente ha detto, per giustificare piuttosto che chiarire, che per governare gli italiani sta conducendo una vita infernale e massacrante. Per una questione liberatoria e di «igiene mentale», ogni tanto organizza delle feste per divertirsi con donne varie e assortite. A casa sua può fare ciò che crede. Certo, se non fosse il Presidente del Governo del Paese! Cosa che sempre più frequentemente dimentica e, sa perché dimentica? Perché la Sua memoria è coerente con la Sua età. Coerente e onesta, la memoria, ogni tanto sbircia l'anagrafe!  Mi conceda, Presidente Berlusconi, mica glieLo ha ordinato il geriatra di governare l'Italia! Lei si è proposto, molti l'hanno votata. Tutto ha un inizio, tutto ha una fine, c'est la vie, Monsieur Le President. Nessuno Le impedisce di fare un passo indietro e togliersi di torno. Lei ha detto che le case non Le mancano, ne ha ben venti tra cui scegliere. Scelga. Spiace solo constatare che ancora una volta, sull'altro versante politico, nebbia fitta, anzi la nebbia all'irto colle sale...............

martedì 2 novembre 2010

News from a different World

I protagonisti del nuovo scandalo bunga bunga sono Ruby, una minorenne che si fingeva la nipote di Mubarak, ed Emilio Fede, che si fingeva un giornalista.

"Dire che è la nipote di Mubarak."

Non sapevo fosse già partita la palla medica n.5 dal titolo: Scuse da raccontare alla questura per far rilasciare una ragazza minorenne accusata di furto, allo scopo di evitare che durante il suo stato di fermo si metta a raccontare delle serate passate con sue amiche coetanee e non a casa del Presidente del Consiglio.
Eurostat: più di un giovane su quattro è disoccupato. Berlusconi: “Vi aiuterei, se solo aveste diciassette anni e le tette grosse.”




Berlusconi è talmente sconvolto dal caso Ruby che sta pensando di non andare alla sua festa di 18 anni

Approvato disegno di legge sui minori. Carfagna: “Da oggi tutti i figli sono uguali per la legge.” A parte le nipoti di Mubarak.

Ruby: "Grazie a Berlusconi non sono finita sulla strada".
Una prostituta: "Grazie alla strada non sono finita da Berlusconi."
 
Il film più corto del mondo: dura un secondo. L'ho appena visto e devo dire che preferisco il libro.

Arriva l'ora solare: Berlusconi potrà stare con le escort un'ora in più. Evvaiiii !!!!!!!!!!!!!


Un italiano su 4 è disoccupato. Le altre tre sono minorenni.


Fareste ancora educare i vostri figli da quest'uomo, adesso?


Ruby: "Berlusconi è come la Caritas". O almeno come sarebbe la Caritas in un film di Tinto Brass.


Ruby compie 18 anni. Chissà cosa troverà stavolta nella busta della Caritas.


I cattolici contro Halloween: "Festeggiare non è da credenti" Prendere ordini da un uomo mascherato invece sì.


Terzigno, emergenza rifiuti. Berlusconi ha pronta la soluzione: "Sono i rifiuti di Mubarak."


Secondo una ricerca canadese, i bambini usano l'ironia già a 4 anni. Una cosa stupenda. Se tua mamma non si chiama Annamaria.